IPOTIROIDISMO E TIROIDE SECCA

 Ipotiroidismo e Tiroide Secca

COME FUNZIONA LA TIROIDE


La tiroide è una ghiandola endocrina lunga circa 5-8 cm e larga 3-4, situata nella parte anteriore del collo – più o meno all’altezza della quinta vertebra cervicale – e dalla tipica forma a farfalla, con due lobi uniti da un istmo.

La tiroide sintetizza principalmente due ormoni chiamati T4 e T3 (tiroxina e triiodotironina); in realtà secerne anche T1 (mono-iodio tironina) e T2 di-iodio tironina, che però rappresentano solo un 4% degli ormoni prodotti. 

Il T4 è quello maggiormente prodotto (80% ), mentre per quanto riguarda il T3 siamo nell’ordine del 15-16%.

Gli ormoni tiroidei sono fondamentali nel controllo di quasi tutti i processi corporei:


• nel metabolismo,

• nei processi di crescita e sviluppo cerebrale,

• nella funzionalità del sistema nervoso,

• nella funzionalità del sistema cardiovascolare e

• nella funzionalità del sistema riproduttivo.


E’ importante accertare un perfetto funzionamento della ghiandola in particolare durante la crescita, lo sviluppo e la senescenza.

La produzione di T4 e T3 viene regolata dal TSH, un ormone secreto dall’ipofisi.

La tiroide interviene nel buon funzionamento di quasi tutti i nostri organi; i segnali di una sua eventuale disfunzione sono normalmente aspecifici, con sintomi di natura molto diversa tra loro. 

Nel caso non funzionasse bene, ad esempio se riscontriamo un calo nella produzione di ormoni (ipotiroidismo ), avremmo un rallentamento della funzione organica, un deficit di produzione di calore nell’organismo con aumento del pannicolo adiposo (ingrassamento), una riduzione del metabolismo basale, un rallentamento del cuore e la mente torbida e confusa.

Nel caso ci sia un eccesso di produzione di ormoni (ipertiroidismo ) l’organismo “brucia “ le riserve energetiche a tutti i livelli, l’eccesso di produzione di calore determina una diminuzione del pannicolo adiposo (dimagrimento), aumenta il metabolismo basale con cuore che accelera (possibili fibrillazioni), la mente diventa preda di ansia, vi è iperattività, ideazione vorticosa e disordinata.



    ft3 e fT4


La tiroide sintetizza principalmente due ormoni chiamati T4 e T3 (tiroxina e triiodotironina); in realtà secerne anche T1 (mono-iodio tironina) e T2 di-iodio tironina, entrambi i quali però rappresentano solo un 4% degli ormoni prodotti. 
Il T4 è quello maggiormente prodotto (80% ), mentre per quanto riguarda il T3 siamo nell’ordine del 15-16%. Il T4 viene poi trasformato dalla deiodinasi in T3 che è l’omone attivo; quest’ultimo agisce a livello periferico andando a legarsi a specifici recettori presenti a livello cellulare, facilitando il processo di produzione di energia.
Quindi possiamo considerare il T4 come il precursore dell’ormone attivo.
Oltre il 99% degli ormoni tiroidei presente nel sangue è legato a proteine. La parte attiva è quella libera (free) da questo legame, quindi una percentuale minima rispetto al totale degli ormoni prodotti.
Ecco spiegato perchè  in laboratorio normalmente si misura la frazione libera di T3 e T4, definita fT3 e fT4.




     Domande sulla tiroide:

Queste sono le domande che più frequentemente  mi rivolgono le mie pazienti con problematiche tiroidee:

Cosa è la tiroide?
La tiroide è una ghiandola endocrina, situata nella parte anteriore del collo, davanti alla trachea. Ha una forma di farfalla, ed è costituita da due lobi, ciascuno dei quali misura circa 4-5 cm., ha uno spessore di 1-2 cm. e pesa circa 20-25 grammi. Produce T4 tiroxina e T3 triiodiotironina, due ormoni di derivazione aminoacidica. Produce anche T1 e T2 che hanno minor importanza dal punto di vista funzionale.

Qual è il ruolo fisiologico della tiroide?
La funzione della tiroide è quella di regolare i processi metabolici, cioè l'utilizzazione dell’ossigeno e conseguente produzione di energia a livello delle cellule (mitocondri) e di conseguenza di tutto l’organismo.
Nella prima parte della vita, ha una funzione sulla crescita e sulla maturazione tissutale, quindi agisce a livello del tessuto nervoso, gastro-enterico, cardiaco, su capelli, ossa e arterie, praticamente su tutto l’organismo.
E’ importante accertare il perfetto funzionamento della ghiandola, in particolare durante crescita, sviluppo e senescenza.

Cosa succede se la tiroide non funziona correttamente?
Nel caso di un deficit avremo:
• un rallentamento di ogni funzione organica
• un deficit di produzione di calore del corpo con aumento del pannicolo adiposo (ingrassamento)
• una riduzione del metabolismo basale, con il cuore che rallenta
• mente che diventa torbida e confusa
Si è visto che il 20% dei pazienti con depressione hanno un deficit tiroideo.

Nel caso di un eccesso di ormoni tiroidei avremo:
• un organismo che brucia le riserve a tutti i livelli, con tessuti che diventano sclerotici
• un aumento della produzione di calore con dimagrimento
• un aumento del metabolismo basale, con cuore che accelera fino a fibrillazione e infarto
• mente che diventa preda di ansia, ideazione vorticosa, disordinata.

Perché la tiroide si ammala facilmente?
La tiroide è l’organo più vascolarizzato dell’organismo. La cellula tiroidea è una cellula facilmente esposta al danno, in quanto al suo interno avvengono reazioni ossidative che, se molto intense, possono portare alla rottura della cellula stessa. 
Per questo motivo è importante, in particolari fasi della vita, aiutare la tiroide con dei cicli di antiossidanti.

Perché le patologie della tiroide colpiscono prevalentemente il sesso femminile?
La tiroide ha un ruolo preminente nel sesso femminile, in quanto è sottoposta a particolare sforzo nel periodo dello sviluppo fetale e nell’allattamento. Inoltre il sistema immunitario femminile, per ragioni evolutive, è molto più efficiente e aggressivo rispetto a quello maschile.
Questo spiega la sempre maggiore frequenza di diagnosi di patologie autoimmuni a carico della tiroide nelle donne.

Perché lo iodio e il selenio sono importanti per la tiroide?
Lo iodio è un oligoelemento fondamentale nella sintesi degli ormoni tiroidei T1, T2, T3  e T4; si differenziano tra di loro per il numero di atomi di iodio che sono legati alla tirosina.
Se si vuole fare un'integrazione è sempre preferibile farla nella forma organica, con ad esempio lo iodio delle alghe.
Per quanto riguarda il sale, al posto del classico sale iodato da cucina, è consigliato quello grigio integrale dell’Oceano Atlantico.
Il selenio è importante in quanto catalizza la trasformazione del T4 in T3 (ormone attivo) a livello dei tessuti, quindi una sua carenza porta a una diminuzione di T3; inoltre è un antiossidante, quindi ha azione protettiva nei riguardi della cellula tiroidea.
In soggetti con Tiroidite autoimmune si è notata una diminuzione di autoanticorpi (in particolare anti-TPO ) dopo somministrazione di Selenio.

Quali sono gli alimenti importanti per la tiroide?
Ci sono cibi che migliorano la funzione tiroidea:
- alimenti contenenti iodio (alghe,  frutti di mare, latte, yogurt, uova, mozzarella, spinaci);
- alimenti contenenti selenio (noce brasiliana, la più ricca, senape, rognone, curcuma, funghi, fieno greco, zenzero, tonno al naturale, germe di grano.
Ci sono invece cibi che diminuiscono la funzione tiroidea:
- alimenti estrogenici, quali isoflavoni contenuti nei cibi a base di soia, e tendenzialmente tutte le fabacee, come piselli, fagioli, lenticchie e fave;
- alimenti contenenti tiocianati quali, in particolare, broccoli, ma in generale tutte le crucifere come cavolo, cavolfiore, cavoletti di Bruxelles, crescione e rucola.





                 Tiroide secca

In caso di ipotiroidismo, il medico normalmente prescrive

EUTIROX e TIROSINT: versione sintetica dell’ormone T4.
LIOTIR: è l’ormone T3 (l’ormone attivo) in versione sintetica.
TIROIDE IBSA: combinazione sintetica degli ormoni T4 e T3.

L’alternativa è una terapia naturale, utilizzata dalla fine dell’ottocento fino agli anni sessanta, poi abbandonata e sostituita dagli ormoni sintetici: si tratta della tiroide del maiale, essiccata, polverizzata e infine confezionata.
La tiroide secca viene dosata in grani. Il grano (gr.) è una misura anglosassone equivalente a 65 mg.
Esiste nei seguenti dosaggi: 
¼ gr, ½ gr, 1 gr, 2gr, 3 gr, 4gr, 5gr.
Particolarità della tiroide secca è che, essendo di derivazione naturale, contiene, oltre che il T4 e il T3 in rapporto standardizzato , anche il T1 e il T2, così come la calcitonina e altri derivati naturali. Per questo motivo è considerata il preparato ormonale più completo ed, essendo di origine naturale, quello che meglio riesce a sopperire alla ridotta o mancata produzione di ormoni da parte della tiroide.

Viene venduta con ricetta medica; in Italia viene considerata obsoleta, la si può trovare a San Marino, in Svizzera o nella Città del Vaticano.
Una critica che viene mossa contro la tiroide secca è che non vi sia una costante e stabile quantità di ormoni T4 e T3. Questo non è vero, in quanto la USP (Tiroide Secca USP, che viene importata dall’America) rispetta delle norme molto rigide e in tutti i lotti di tiroide secca devono essere standardizzati i livelli di T4 e T3.


   T3 reverse e ipotoroidismo

Talvolta ci può essere una situazione di ipotiroidismo , nonostante ciò i valori T3 e TSH siano nella norma.
La causa di questa anomalia la si può imputare  ad un aumento della T3 reverse.
La tiroide sintetizza principalmente due ormoni chiamati T4 e T3 (tiroxina e triiodotironina), in realtà la tiroide secerne anche T1 (mono-iodio tironina) e T2 di-iodio tironina che però rappresentano solo un 4% degli ormoni prodotti. 
Il T4 è quello maggiormente prodotto, (80% ) per il T3 siamo nell’ordine del 15-16%. E’ ben noto che solo il 20% della T3 circolante deriva dalla diretta produzione tiroidea mentre il restante 80% deriva dalla conversione periferica della T4,
La produzione di T4 e T3 viene regolata dal TSH, un ormone secreto dall’ipofisi.
La T3 è 4 volte più potente della T4, ed è la T3 che agisce a livello periferico legandosi ai recettori delle varie cellule dei tessuti. Quindi possiamo considerare la T4 precorritrice dell’ormone attivo.
Gli ormoni tiroidei sono legati per il 90% a proteine di trasporto e solo una piccola parte il meno dell’1% è libera , ed è proprio questa quella metabolicamente attiva.
Negli esami del sangue viene misurata la frazione libera della T4 e della T3. (fT4 e fT3 dove f sta per free )
La trasformazione del T4 in T3 avviene grazie ad una famiglia di enzimi, noti anche come desiodasi (D1, D2, D3). Mentre D1 e D2 contribuiscono in maniera sostanziale alla produzione dell’ormone tiroideo metabolicamente attivo, trasformando la T4 in T3, la D3 svolge il ruolo opposto, infatti stimola la trasformazione del T4 in T3 reverse (rT3).
Questo è importante in quanto la rT3 è una forma di T3 biologicamente inattiva. Possiamo considerare questa produzione di rT3 come una sorta di controllore della T3 attiva, per evitare che ci sia un’eccessiva esaltazione del metabolismo.
Normalmente il rapporto tra T3 attivo e T3 reverse è 60 /40, può succedere che in particolari situazioni la rT3 possa aumentare in percentuale. In questo caso superando la t3 attiva si va incontro a ipotiroidismo, con relativi sintomi, caratterizzato da un TSH nella norma in quanto lo sono anche i valori di fT4 e fT3.
Vediamo quali possono essere le possibili cause:
Stress psicologico con eccessiva produzione cortisolo
Terapie steroidee
Carenza di ferro
Digiuno
Eccessiva attività fisica
Carenza vitamine B12, B6 e C




   ALIMENTAZIONE E IPOTIROIDISMO

Esistono cibi e bevande che sono particolarmente utili per la tiroide.
Migliorano la funzione tiroidea:
- Cibi ricchi di iodio: alghe, yogurt, latte di mucca, uova, fragole, mozzarella, spinaci, aglio, frutti di mare. Tutti questi alimenti stimolano la funzione tiroidea;
- Cibi ricchi di selenio: funghi, zenzero, curcuma, fieno greco. Modulano le spinte autoimmuni, in cui la tiroide è spesso interessata (tiroidite hashimoto).
Ricordo che lo iodio è un componente fondamentale degli ormoni tiroidei, mentre il selenio, oltre ad essere un antiossidante, modula la trasformazione del t4 in t3 (ormone attivo).

Ci sono poi alimenti importanti, come il cetriolo, che con le sue proprietà (detossificante, diuretico, antiossidante) è ottimo in quanto antagonizza il rallentamento metabolico, e l’accumulo di liquidi a livello corporeo tipico dell’ipotiroidismo.
Altri alimenti, come il sedano e le carote, appartenenti alla famiglia delle umbellifere, hanno la capacità di sensibilizzare alla luce la quale indirettamente stimola la tiroide,  con conseguente effetto positivo non solo sulla mente ma anche sul torpore mentale tipico dell’ipotiroideo. 

Cibi che invece rallentano la funzione tiroidea sono:
- la soya, ma tendenzialmente tutte le fabacee, quindi i legumi, sono utili in caso di ipofunzione tiroidea.
- cavoli, broccoli, ravanelli sono utili ad ostacolare l’assorbimento dello iodio.



                  SELENIO E IPOTIROIDISMO

Il selenio è stato descritto per la prima volta nel 1817 e il nome che gli è stato attribuito deriva dal termine greco selene.
Gli alimenti fonte naturale principale di selenio sono: fegato, pesce, molluschi, crostacei, latte e derivati, noci, arachidi, frutta, vegetali, funghi, riso, lievito di birra e carne. 
Negli ultimi anni, si è evidenziata nella popolazione europea una riduzione dell’introito di selenio con la dieta (in quanto gli alimenti ne sono sempre meno ricchi per motivazioni legate alle modalità di coltura dei campi), che determina una carenza di selenio con percentuali di deficit variabili da paese a paese.
Questo è un problema, in quanto il selenio svolge azioni di tipo difensivo e regolatorio nel nostro organismo.
Questo elemento, infatti, è fondamentale per il funzionamento di alcuni enzimi, chiamati appunto seleno-proteine, i quali, senza selenio, non sono in grado di funzionare correttamente.
Esistono almeno trenta seleno-proteine, ma quelle più importanti possono essere ridotte a tre:
a) la glutatione-perossidasi: enzima con azione antiossidante, in grado di ridurre gli effetti tossici dei radicali liberi, di ridurre la morte cellulare per apoptosi e di modulare la sintesi della tireoglobulina (TG) e degli ormoni tiroidei (T4, T3).
b) la iodiotironina deiodinasi: rappresentata da una famiglia di enzimi, noti  anche come desiodasi (D1, D2, D3). Mentre D1 e D2 contribuiscono in maniera sostanziale alla produzione dell’ormone tiroideo metabolicamente attivo, trasformando la T4 in T3, la D3 svolge il ruolo opposto, presiedendo alla degradazione della T3 in T2 (prodotto metabolicamente inattivo). La presenza di selenio in concentrazione plasmatica sufficiente è fondamentale per il funzionamento di questi enzimi e, conseguentemente, per la produzione di ormone tiroideo attivo (T3).
c) la tioredoxina reduttasi: ha un’azione ossido-riduttiva per cui protegge dallo stress ossidativo.
Appare evidente che il buon funzionamento di questi enzimi selenio-dipendenti è fondamentale per l’integrità della tiroide. 
Non a caso, infatti, la tiroide è il tessuto umano in cui vi è la più alta concentrazione di selenio ed al suo interno la concentrazione di selenio può rimanere stabile anche per molto tempo, indipendentemente dall’introito dietetico e dalla disponibilità nell’organismo.

Studi hanno dimostrato che a bassi livelli ematici di selenio corrisponde un aumento dello stress ossidativo e del danno a livello del tessuto tiroideo, con riduzione della produzione degli ormoni tiroidei e conseguente ipotiroidismo.
E’ probabile, pertanto, che una carenza di selenio possa innescare e mantenere una tiroidite autoimmune in pazienti predisposti allo sviluppo della malattia.
Pertanto la supplementazione di selenio potrebbe avere un grande impatto, dato che la tiroidite cronica autoimmune è tra le patologie endocrine più frequenti, interessando circa il 10% della popolazione femminile ed il 2% di quella maschile. Inoltre, la tiroidite autoimmune è in progressivo aumento e rappresenta la causa più frequente di ipotiroidismo (50-80% dei casi).



        prolattina e ipotiroidismo

Il Tsh elevato è espressione di ipotiroidismo come conseguenza di questo aumento si ha una elevazione dei livelli di prolattina. Questo è spiegato dal fatto entrambi sono regolati dall'ormone ipotalamico Trh. 
Il livello normale di prolattina è indicativamente nelle donne non in gravidanza inferiore a 25 ng/mL; nelle donne incinte compreso nel range 34-386 ng/mL, negli uomini (non si tratta infatti di un ormone esclusivamente femminile, anche gli uomini lo hanno) non supera i 15 ng/mL.
Alti valori di prolattina possono portare a conseguenze cliniche come impotenza e la ridotta fertilità nell'uomo, la irregolarità mestruale fino all'amenorrea con anomala secrezione di latte (galattorrea) nella donna. 

Inoltre essendo la prolattina un ormone della crescita, se si ha un valore nel sangue superiore alla norma, si viene a creare in soggetti predisposti una situazione potenzialmente pericolosa per lo sviluppo di tumori a mammella e prostata.
Alti livelli di prolattina possono essere inibiti dalla melatonina o da 5-htp ( 5-idrossitriptamina ) suo precursore. 



         celiachia e ipotiroidismo

La celiachia è una malattia autoimmune causata da intolleranza al glutine, e più precisamente dalla reazione dell’organismo alla prolamina, una proteina presente nel grano e in altri comuni cereali, quali orzo, segale, avena, farro. 
Quest’ultima innesca, una complessa risposta immune avente come bersaglio ultimo la mucosa intestinale, che si traduce in lesioni della mucosa stessa in grado di causare alterazioni dell’assorbimento. La malattia è caratterizzata da infiammazione e progressiva atrofia dei villi intestinali che regredisce dopo avere eliminato il glutine dalla dieta.
Questa reazione immunitaria-infiammatoria anomala si ripercuote a vari livelli, uno degli organi che frequentemente viene interessato è la tiroide, molto probabilmente ciò è dovuto alla sua ricca vascolarizzazione ed alla sua fragilità, e anche per la condivisione di uno o più geni responsabili della celiachia e della tireopatia. Anche se non esistono dati precisi a riguardo, statisticamente i malati di celiachia sono comunque più soggetti a tiroidite di Hashimoto e morbo di Basedow.
Quindi è molto importante in soggetti con celiachia monitorae la funzionalità della tiroide.
E viceversa in pazienti con tiroidite di Hashimoto o morbo di Basedow, fare esami specifici per la celiachia, tenuto conto che i sintomi di questa malattia possono a volte anche non essere presenti, complicando la sua identificazione. Si stima che in Italia ne soffra una persona su 100, con 10.000 nuovi casi ogni anno.
Oggi l’unica terapia efficace per la celiachia consiste nell’esclusione dalla dieta di ogni cibo contenente anche minime quantità di glutine. Naturalmente quindi pasta, pane, pizza, biscotti, snack e merendine, fino a un’ampia gamma di alimenti che potrebbero contenerne piccole tracce.


         vitamine e ipotiroidismo

La tiroide per svolgere l’azione di organo endocrino ha la necessità di specifiche vitamine, quindi sarebbe opportuno in ottica preventiva sia curativa fare delle analisi del sangue per valutare che non ci siano eventuali carenze.
Vediamo quali sono queste vitamine:

Vitamina B2 ( Riboflavina )
Il deficit immunologico ed energetico correlato con l’ipotiroidismo è in parte dovuto a un possibile deficit Vitamina B2, detta anche vitamina dell’energia.
Possibili cause che possono portare a carenza di vitamina B2 sono:
Eccesso di cibi raffinati
Abuso di grassi
Eccessivo apporto di zuccheri
Scarso apporto proteico
Gastrite cronica 
Enterocolite
Raggi UVA inibiscono la riboflavina
Uso prolungato di farmaci quali gli antipsicotici derivati della fenotiazina, gli antidepressivi triciclici e i contraccettivi orali contenenti estrogeni 
I sintomi che ci possono mettere in allarme su possibile una carenza di riboflavina o vitamina B2 sono screpolature alle labbra, febbri e tagli agli angoli della bocca, arrossamento della lingua e degli occhi, che diventano anche insolitamente sensibili alla luce. 

Vitamina B12 ( Cobalamina )
Un deficit di vitamina B 12 aggrava i sintomi di ipotiroidismo.
Depressione
Letargia
Affaticamento
Turbe della memoria
Disturbi del sonno
Inoltre l’ipotiroidismo è a sua volta può portare a un deficit di vitamina B 12 e di vitamina B9 con conseguente iperomocisteinemia, un aminoacido che può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari.
Considerando come le fonti di B 12 sono perlopiù di origine animale, chi avesse optato per un regime vegano dovrebbe vagliare tenere sempre sotto controllo i valori di questa vitamina, ed eventualmente compensasre una possibile carenza con integratori specifici. In un soggetto ipotiroideo sarebbe opportuno tenere i livelli di B 12 verso i valori massimi.

Vitamina C
La vitamina C oltre ad esssere un potente antiossidante, favorisce l’assorbimento del ferro, si è visto che bassi valori di ferro favoriscono l’ipotiroidismo, in particolare provocano un aumento del tsh reverse.

Vitamina D
Della vitamina D ho già parlato in un precedente articolo. 
La vitamina D stimola la funzione tiroidea e il metabolismo basale con effetto TSH-stimolante.
Un deficit di vitamina D si accompagna spesso a una tiroidite autoimmune: quindi una integrazione di vitamina D migliora la funzionalità tiroidea e grazie ad una azione immunomodulanta riduce gli auto-anticorpi nei pazienti con tiroidite di Hashimoto. 



Test temperatura basale di Barnes

Esiste un semplice ma efficace test detto “misurazione della temperatura basale di Barnes“, che ci può mettere in allarme su un eventuale problematica tiroidea.
Questo test, misura la temperatura corporea del paziente a riposo, cioè in condizioni “basali”. 
Il test va effettuato dopo una notte di sonno regolare senza cibo, agitazione ed esercizio fisico per 12 ore.
Meglio usare un termometro classico, ricordarsi di scaricarlo la sera. 
Al risveglio, prima di fare qualsiasi cosa, senza alzarsi o muoversi troppo, si prende  il termometro e lo si posiziona nel cavo ascellare.
Dopo almeno 5 minuti si legge la temperatura e la si annota su un foglio.
Il test va ripetuto per almeno 3 giorni consecutivi.  
Se si è in menopausa, si può eseguire il test in qualsiasi giorno, mentre se si è in età fertile (poiché la loro temperatura varia durante il ciclo mestruale mensile) il test andrebbe eseguito il secondo, il terzo e il quarto giorno dopo l’inizio delle mestruazioni.
I valori normali della temperatura così misurata dovrebbero essere fra i 36,5°C e i 36,8°C. Valori inferiori sono indicativi di un possibile ipotiroidismo, e più questi valori sono bassi più questa possibilità si rafforza.  



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